Come insegnare ad un bambino il rispetto in questi giorni inquietanti? In questi giorni in cui il rispetto è il grande assente come strillato dai tg, dai quotidiani, dalla maggior parte delle azioni di chi ci sta accanto? Noi compresi?

Il rispetto inteso verso ogni cosa ne reclami il diritto: un passante, un amico, una strada, un’aiuola. Un qualsiasi aggregatore di notizie, che sia in tv o sulla carta stampata, se consultato con attenzione e sguardo oggettivo non può che sommare ansia a paure, moltiplicando le preoccupazioni per il nostro futuro e per quello dei nostri figli.
Il clima impossibile, la primavera a gennaio, il novero incredibile di guerre e conflitti, omicidi spiccioli e asili insicuri per i bambini; politici inaffidabili, tasse ingiuste, debolezze umane (animali?) che nella Storia si sono sempre ripetute.

Ho avuto la fortuna di assistere agli allenamento di judo di mio figlio, 8 anni, con l’associazione dilettantistica di cui fa parte, la Sport Dream and Power di Ardea, in provincia di Roma, notando con stupore gesti e rituali di grande rispetto.

Bambini, anche più piccoli del mio, che salutano il tatami (il tappeto dove si allenano e combattono) con un piccolo inchino ogni volta che entrano ed escono; il saluto rituale al termine dell’allenamento, solenne ringraziamento agli istruttori che li hanno seguiti; il modo in cui, scelti a caso, a coppie si “stendono” a terra imparando una nuova tecnica, con precisione matematica prima uno e poi l’altro. Aiutandosi a rialzarsi.

Il judo è un arte marziale quasi “gentile” in cui l’uso della propria forza e di quella dell’avversario è strettamente legata a quei pochi secondi di contatto fisico in cui un corpo cerca di prevalere sull’altro e non è detto che a farlo sia quello oggettivamente più forte.

Mani che stringono il judogi, piedi nudi intrecciati, occhi quasi inutili in un corpo a corpo in cui l’equilibrio e il modo in cui si sente l’avversario sono le basi da cui costruire la vittoria sul tappeto di cui si conosce l’odore centimetro per centimetro. Per poi aiutare l’altro a rimettersi in piedi, guardarsi negli occhi per l’ultimo inchino, la più alta forma di rispetto e congratulazione verso chi ci ha battuto.

L’Unesco ha definito il Judo il migliore sport per bambini e ragazzi dai 4 ai 21 anni, in grado di promuovere tutte le attività psicomotorie essenziali per la crescita corretta e sana dei nostri figli.

A questo si aggiunge la filosofia di vita che questo sport insegna, filosofia chiamata “rispetto”, per se stessi, per l’avversario e per il tatami: la nostra “Terra”.

 

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